“La manifestazione per il porto di Gioia Tauro, di martedì 17 ottobre, è certamente giusta ed opportuna. D’altra parte, l’obiettivo dell’UE di abbattere i gas serra prodotti dalle grandi navi è certamente condivisibile, purché, ovviamente, raggiunga il suo scopo, vista la drammatica situazione ambientale legata alla crisi climatica planetaria”. Così il consigliere regionale, Ferdinando Laghi.

“Nello specifico, però, la direttiva europea 2023/959 ETS, che comporta un extra-costo nel mercato dei porti di transhipment, ha ricadute solo su quelli Eu-Eea (European Economic Area) per ovvia competenza territoriale. Il risultato, temuto, che ne conseguirebbe è perciò uno spostamento delle rotte commerciali delle grandi navi verso i porti extra-UE del mediterraneo. Un cambio di percorso e di scali che alla fine lascerebbe a saldo zero le emissioni di gas climalteranti in atmosfera. Questo perché, naturalmente, i Paesi extra-UE non hanno alcun obbligo di rispettarne le Direttive”.

“Inoltre, a fronte della sostanziale assenza di miglioramenti nella emissione di gas climalteranti, si determinerebbe una grave perdita di competitività dei porti comunitari del Mediterraneo, tra cui quello di Gioia Tauro, con disastrose ricadute in termini economici ed occupazionali, che colpirebbero in primo luogo la nostra Regione”.

“E’ del tutto evidente – conclude Laghi – che occorre muoversi con cautela, senza certamente disconoscere l’obiettivo del contrasto ai cambiamenti climatici, ma anzi coinvolgendo, nel caso specifico, i Paesi del bacino del Mediterraneo per coniugare un obiettivo ambientale che risulti efficace, con la salvaguardia dei diritti e dell’economia di tutti”.