A un anno esatto dall’incendio che rischiò di distruggere il sogno di Nido di Seta, l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, attraverso un lungo workshop nato all’interno della quarta edizione del progetto “Ceilings”, ha inaugurato quattro opere d’arte, quattro sculture realizzate da altrettanti studenti e studentesse dell’Accademia.
Era l’11 agosto del 2021 quando le fiamme lambirono pericolosamente il gelseto dell’azienda di San Floro distruggendo, purtroppo, un pino plurisecolare: da quel legno, segnato dai secoli e tristemente protagonista dell’incendio, sono nate quattro sculture con cui la materia è tornata a vivere nello stesso luogo in cui è nata ed è cresciuta.
Le opere, “Tacite Stelle” di Gabriele Pirrò, “Insieme” di Ilaria Notaro, “Fili” di Michela Intrieri” e “Flame” di Debora Giovene, sono il risultato di mesi di lavoro da parte degli studenti con il supporto dei docenti dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro Tania Bellini, Franco Cimino e Giuseppe Guerrisi, dietro il coordinamento di Simona Caramia, docente Aba Catanzaro e direttrice artistica di “Ceilings”.
«Giunto ormai alla quarta edizione, il progetto “Ceilings” si è evoluto ma ha mantenuto la sua idea centrale, quella cioè di costruire una rete tra artisti, luoghi, territorio e persone – ha detto Bellini -. Il nostro intento era abbattere la barriera tra l’arte contemporanea e il mondo che la circonda ma che spesso non la conosce, non la comprende. Lo scorso anno, allora, con l’artista Francesca Pasquali che ha realizzato al Museo della Seta di San Floro un labirinto fatto di tessuto. Da lì, è nata una collaborazione che si è concretizzata nel workshop “Reinnerva” che oggi culmina nelle quattro opere dei nostri studenti».
«Gli studenti – ha aggiunto Guerrisi – sono stati chiamati a ideare e realizzare delle opere che sono il frutto di una riflessione sul territorio e sui processi socio-culturali che ci attraversano dopo un evento catastrofico come l’incendio dello scorso anno. La sfida, quindi, era quella di riuscire a creare nuovi simboli per la comunità, dopo che un simbolo come lo era il pino ultrasecolare è stato distrutto dalle fiamme. Credo sia stata, per i ragazzi, una straordinaria esperienza quella di cimentarsi nella rigenerazione, nel ridare vita».
Le opere sono state inaugurate con una passeggiata tra i boschi che attraversano l’azienda Nido di Seta e sono state illustrate alle decine di visitatori, soprattutto turisti, dagli stessi studenti-artisti: «Il mio progetto scultoreo – ha spiegato Gabriele Pirrò – intendeva rivalutare il pino plurisecolare che ha vegliato in silenzio sul gelseto e sulla vallata. Volevo restituire al materiale ligneo una nuova dignità e una nuova vita, sottolineando come, anche se ormai arso, il pino non è morto ma continua a vegliare silenziosamente sul suo territorio».
La seconda opera del percorso è “Flame”: «La scultura ritrae la sagoma di una fiamma stilizzata in cui le venature del legno sono state esaltate attraverso l’uso di un cannello – ha detto Debora Giovene -. Questa scelta è voluta per tramutare in una metafora il legno carbonizzato, attuando un vero e proprio processo di trasformazione dell’elemento stesso: l’energia delle fiamme che ha originato la distruzione dell’albero diventa, invece, energia vitale del legno, facendogli raggiungere l’immortalità».
A seguire, “Fili”, l’opera realizzata da Michela Intrieri sulla parte di tronco dell’albero secolare rimasta nel sito in cui questo si è sviluppato per quattro secoli: «Ho preso ispirazione dalla tradizione dei riti arborei calabresi, principalmente da quelli dedicati al dio Apollo, in cui gli alberi vengono decorati con fili di lana per ricordare la rinascita della natura in primavera. Partendo da questa tradizione, diffusa anche in Europa, ho inteso decorare il fusto con dei fili di seta per legare la nuova vita dell’albero al territorio su cui ha sempre vegliato».
A conclusione del percorso, si trova “Insieme”, l’opera di Ilaria Notaro: «Con quest’opera volevo rappresentare l’unione tra l’albero e la comunità. La forma dell’opera nasce da una ricerca personale avviata già da qualche tempo e che nel workshop ha trovato la sua applicazione. Il legno è quindi traforato e i fili di seta all’interno del foro rappresentano proprio il collegamento, l’unione fisica tra l’albero e il territorio». Le opere sono parte integrante dell’attività quotidiana di Nido di Seta che si compone anche di visite guidate all’azienda alla scoperta della tradizione recuperata della gelsibachicoltura e della produzione serica secondo i metodi antichi.