Legambiente Calabria: “No ai passi indietro sulla Centrale del Mercure”

Legambiente Calabria ribadisce la forte preoccupazione per il tentativo di bloccare l’operatività dell’articolo 14 della legge regionale n. 36/2024. Recentemente è stata infatti presentata una proposta di legge per abrogare questa norma, sostenuta da alcune forze di maggioranza – Azione e Lega – dopo una simile iniziativa del Partito Democratico.

L’articolo 14, introdotto grazie a un emendamento del consigliere regionale Ferdinando Laghi, prevede il divieto di realizzazione di impianti a biomasse nei parchi nazionali e regionali con una potenza superiore a 10 MW termici, includendo anche il depotenziamento di quelli già esistenti. Una misura che rappresenta un passo importante per fermare le attività della centrale a biomasse del Mercure, situata nel Parco del Pollino a Laino Borgo, in provincia di Cosenza, al confine con la Basilicata. Questa centrale, con una potenza di 35 MWe, richiede enormi quantità di biomassa proveniente da lunghe distanze per il suo funzionamento, generando un impatto ambientale significativo.

Da sempre, Legambiente ha espresso pareri molto critici sulla centrale del Mercure, sottolineandone l’incongruenza ambientale. Un impianto di tali dimensioni all’interno di un grande parco nazionale necessita infatti di biomasse provenienti da territori molto ampi, aumentando così le emissioni derivanti dal trasporto e il consumo di combustibili fossili.

La situazione è aggravata dalla decisione della Basilicata che, con l’articolo 18 della legge n. 59/2021, ha eliminato l’obbligo della “filiera corta” per gli impianti a biomasse, già previsto dal Piano Energetico Ambientale Regionale (PIEAR). Questo rende l’impianto del Mercure ancora più incompatibile con le politiche europee, che puntano a migliorare la gestione delle foreste e promuovere filiere realmente sostenibili.

Le biomasse: quando sono sostenibili?

Legambiente ribadisce che le biomasse possono essere considerate sostenibili solo se:

1. provengono da filiere locali;

2. non derivano da colture dedicate, che competono con altri usi e alterano il ciclo naturale del carbonio;

3. consistono in scarti altrimenti inutilizzabili;

4. vengono sfruttate rispettando il tasso di ricrescita delle risorse forestali.

Un modello diverso per la Calabria

La Calabria, lontana dalla neutralità carbonica, ha bisogno di una gestione forestale responsabile per raggiungere gli obiettivi di mitigazione climatica. Piuttosto che puntare su centrali insostenibili come quella del Mercure, è necessario promuovere uno sviluppo basato sulle agroenergie. Questo approccio permetterebbe di costruire un modello agricolo, forestale e zootecnico più sostenibile, che tenga conto della salute delle persone, della biodiversità e degli equilibri ecosistemici.La via da seguire è quella dei “lavori verdi”, ovvero attività agricole, manifatturiere, amministrative e di ricerca che contribuiscano concretamente alla salvaguardia e al ripristino della qualità ambientale.

Ricordiamo le parole del presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, che nel 2023 dichiarava: “Non ci saranno mai più centrali a biomasse nel Parco nazionale del Pollino. Un altro passo di civiltà per la Calabria”. Tornare indietro su questa promessa sarebbe una sconfitta per l’ambiente e per tutta la comunità.