L’incremento dei contagi da coronavirus in un contesto precario e preoccupante, alla prova del nove del ritorno a scuola di cinque milioni e mezzo di studenti, che continuano ad aumentare fino all’apertura completa di tutte le scuole d’Italia il prossimo 24 settembre, riporta di grande attualità anche il tema dei nuovi protocolli operativi di prevenzione del contatto Covid-19 negli istituti penitenziari e, più in generale, sulla gestione del sistema carcerario.
Soprattutto alla luce di recenti fatti riportati dalla stampa nazionale, che ha avuto accesso ai dati del ministero della Giustizia: sono ancora a casa oltre 100 boss mafiosi scarcerati durante il lockdown con il pretesto del coronavirus”. E’ quanto si legge in una nota a firma di Fulvio Scarpino, Saverio Macrina, Alberto Tiriolo, Paolo Ferrise e Antonio Torchia del Centro studi Politico-Sociali “Don Francesco Caporale”.
“Boss che non sono mai rientrati in carcere, nonostante il decreto del ministro Bonafede che aveva promesso di porre un freno all’ondata di scarcerazioni, boss del calibro di Pasquale Zagaria, mente finanziaria dei Casalesi, Pino Sansone, accusato della riorganizzazione di cosa nostra, ma anche il ras della mafia dei pascoli Gino Bontempo – scrivono Scarpino, Macrina, Tiriolo, Ferrise e Torchia -.
E’ il caso di aprire una riflessione seria su questa situazione che offende quanti hanno sacrificato la propria esistenza nel nome della legalità, i cittadini onesti, e le forse dell’ordine che combattono quotidianamente contro la criminalità organizzata e si ritrovano costretti a fare da bandanti ai boss.
Una situazione paradossale che sconvolge anche gli equilibri politici di formazioni come il Movimento Cinque stelle che esprime il ministro della Giustizia e delle promesse: basti pensare che ad abbandonare i penta stellati nei giorni scorsi è stata la deputata Piera Aiello, testimone di giustizia che ha combattuto e continua a combattere Cosa nostra, oltre ad essere stata inserita nel 2019 nella lista delle “100 donne più influenti al mondo” dalla BBC.
Alla deputata Aiello – che dimettendosi ha affermato “Non voglio essere considerata complice di quanto è accaduto nonché chiudere gli occhi su quanto sta accadendo” – esprimiamo tutta la nostra solidarietà e vicinanza. Invitiamo tutti i parlamentari calabresi a chiedere al ministro Bonafede una risposta chiara e definitiva sui mancati ritorni in cella dei boss scarcerati per il rischio covid. Ma serve anche una indignazione forte e visibile dei cittadini, delle istituzioni, di quanti sono da sempre in prima linea per affermare la cultura della legalità con azioni concrete, con il proprio vivere quotidiano – conclude la nota del Centro Studi Politico-sociali “Don Francesco Caporale” -.
Pensiamo anche a Pino Masciari, coraggioso imprenditore calabrese testimone di giustizia, da sempre vicino ai Cinque Stelle: si allontani dal Movimento che ha tradito i valori fondanti di un progetto politico che vedeva nell’onestà e nella legalità una discriminante. Cambiamo passo per il bene della Calabria anche attraverso questi piccoli grandi gesti di coerenza”.