Smart working o lavoro sospeso?

“Salvaguardare la salute di tutti, è un dovere costituzionale, ma non può essere motivo di deresponsabilizzazione dei dipendenti pubblici rispetto ai loro ruoli, che comunque devono garantire, con le dovute tutele, l’efficienza della macchina amministrativa per come prevista dello Stato”.

E’ quanto afferma il presidente dell’Ordine degli architetti della provincia di Catanzaro, Giuseppe Macrì.

“In questi giorni si è parlato di ripresa delle attività lavorative, di rilancio dell’economia, di lavoro agile, ma nessuno ha parlato di riprogrammazione per la ripartenza dell’apparato burocratico, libero di organizzare tempi e modalità lavorative del tutto discrezionali che stanno ritardando il riavvio economico di interi settori produttivi – afferma Macrì -. Il lavoro agile non deve allontanare i cittadini dal rapporto con la pubblica amministrazione perché diverrebbe sterile e senza anima acuendo le già distanze ideologiche tra dignità del lavoro pubblico e subalternità del lavoro privato.

La sospensione di tutte le attività lavorative dovute al COVID-19, doveva servire, anche in previsione del contenimento del contagio, ad attivare nuovi modelli organizzativi di svolgimento del lavoro, che per alcuni settori (Area tecnica) non è possibile gestire totalmente per via telematica e che non possono essere superati dalla sola trasmissione on-line.

In questo momento, con la ripresa rallentata e parziale degli uffici pubblici, che comunque dovevano sempre garantire il loro funzionamento, i tempi autorizzativi si sono lievitati a dismisura e nessuno è più in grado di prevedere quando avverrà una vera rivoluzione amministrativa che possa portare in tempi brevi ad abolire tutto il sistema delle autorizzazioni per passare ad una procedura basata sulle asseverazioni dei liberi professionisti, che introduca il principio secondo il quale: tutto ciò che non è espressamente vietato, è consentito”.

“Assistiamo giornalmente a frasi di questo tipo: siamo in emergenza coronavirus e non possiamo garantire i tempi di approvazione, senza pensare che quella frase, genera scoraggiamento e delusione – sostiene ancora il presidente dell’Ordine degli architetti di Catanzaro -. Per questo siamo amareggiati, sia come operatori economici che come liberi professionisti, perché un sistema perverso ci sta escludendo anche dai sostegni economici per le attività professionali in crisi, dapprima previsto nel decreto rilancio e dopo cassato immotivatamente.

Ci viene inoltre sottratta anche la possibilità di svolgere e nostre attività lavorative perché gli uffici sono vuoti e quindi non si possono garantire le autorizzazioni necessarie per l’avvio dei lavori, mettendo così a rischio l’utilizzazione dei bonus fiscali previsti dal governo. Ci troviamo in un caos, senza vie d’uscita, per questo invochiamo un’azione decisa da parte del governo per far funzionare l’apparato burocratico che consenta la ripresa del comparto delle costruzioni, senza il quale gran parte del lavoro soggetto ad autorizzazioni varie non può essere svolto con regolarità e tempi certi.

La burocrazia inefficiente sta danneggiando il Paese; essa è vista come parassitaria, come freno allo sviluppo, come luogo della negazione dei diritti basilari e per questo non possiamo rimanere inermi. Per responsabilità intendiamo dire che bisogna attivare buone pratiche per ridurre la burocrazia e aiutare processi autorizzativi a realizzare progetti e programmi.

Chiediamo una società organizzata per ruoli, competenze e responsabilità. Bisogna introdurre per tutti i procedimenti il silenzio assenso; le asseverazioni e dei criteri di valutazione dell’operato della PA in forma anonima che possano consentire per tutti i settori di valutare l’efficienza, il gradimento dei cittadini, i tempi di svolgimento delle pratiche Ovviamente, di questo stato di cose, non vi è una responsabilità orizzontale del settore della P.A. e sicuramente molti dei dipendenti pubblici non sono soddisfatti di come viene gestita l’attività amministrativa che molte volte premia chi produce meno a scapito di chi considera il lavoro un dovere e non un privilegio. Per questo è necessario introdurre una forma di premialità per chi opera in termini di efficienza e produttività”.

“Il riavvio delle attività lavorative richiederà una nuova organizzare del lavoro, sia nel pubblico che nel privato – conclude Macrì – ma è necessaria una maggiore attenzione per chi produce e crea le condizioni dello sviluppo eliminando la differenza tra lavoro pubblico e lavoro privato per elevare il lavoro stesso ad una condizione di equa dignità sociale. In questo momento di ripresa delle attività e di lavoro agile, si richiede a tutti una maggiore responsabilità e autoregolamentazione per non creare barriere comunicative con gli utenti e facili alibi per ritardare le istruttorie delle pratiche che creerebbero un enorme danno sociale”.