“In un momento di crisi economica e sanitaria così grave e di mancanza di liquidità che si protrae da oltre tre mesi, la politica, ignorando la reale situazione del Paese continua ad esclude i liberi professionisti dagli aiuti economici, considerandoli dei privilegiati. Lo sciopero virtuale del 4 giugno scorso, a cui hanno aderito 23 sigle ordinistiche (compreso Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori), rappresenta lo stato di disagio della categoria e la confusione di una classe dirigente autoreferenziale, priva di una reale visione di sviluppo del Paese che sta facendo crollare la speranza della ripresa”.
E’ quanto afferma il presidente dell’Ordine degli Architetti della provincia di Catanzaro, Giuseppe Macrì.
“I liberi professionisti, negli ultimi anni, hanno lavorato poco o nulla per le cause oramai note: crisi economica persistente (ancora in atto), decrescita, tassazione elevatissima, super burocrazia, abolizione dei minimi tariffari (Decreto Bersani), ritardi della Pubblica amministrazione nei pagamenti dei crediti professionali e delle attività d’impresa, scarsi investimenti economici dello stato nei settori strategici delle costruzioni, scarsi investimenti nella sicurezza delle infrastrutture, delle scuole, degli edifici pubblici – afferma ancora il presidente dell’Ordine degli Architetti della provincia di Catanzaro – con il risultato, che molti studi hanno abbassato le saracinesche, uscendo dal mercato del lavoro e quindi con un danno economico per lo Stato e per le famiglie.
Secondo riscontri statistici ormai consolidati, i professionisti, sono stati il comparto più colpito fin dalla recessione del 2008, con una perdita economica di oltre 13 mila euro annui per occupato, alla quale si aggiungerà quella in corso, ancora da quantificare. Dagli ultimi rapporti economici del settore il comparto delle professioni produce il 12,8 % di PIL, con circa 2,3 milioni di iscritti. Una forza lavoro ragguardevole che pone il nostro Paese in cima all’Europa sia in termini dimensionali (18 professionisti ogni 1000 abitanti) sia in termini di PIL (1,7 miliardi di euro).
Il comparto delle professioni, è stato umiliato dagli ultimi provvedimenti, dalle false promesse e dagli aiuti mai concessi, considerando l’erogazione di quei miseri 600,00 (non per tutti) come un aiuto per far fronte alla mancanza di liquidità, per il sostegno delle famiglie e per il rilancio dell’economia. Un po’ poco per settori produttivi così importanti e per l’impatto economico e sociale che stanno subendo”.
“Per ridurre le sofferenze di un settore strategico per il Paese, trainante per l’economia e per riconquistare la fiducia nello Stato, i professionisti chiedono al più presto di far ripartire il comparto dei servizi di architettura e ingegneria, rilanciando il lavoro e gli investimenti pubblici. Chiedono – conclude Macrì – il pagamento in tempi certi dei loro corrispettivi sia nel pubblico che nel privato, una riduzione massiccia della burocrazia che non si traduca in maggiori oneri per i professionisti. Chiedono inoltre, maggiori investimenti nella sicurezza del Paese (infrastrutture, scuole, territorio, ambiente, ecc…) e maggiori investimenti nella valorizzazione del patrimonio storico e artistico del Paese per il rilancio del turismo in tutti i suoi “asset” strategici”.