Il Ministero dello Sviluppo Economico, come ha dimostrato anche un recente emendamento al Decreto Milleproroghe successivamente ritirato, sembra non abbia modificato i propri intendimenti in merito all’accorpamento delle Camere di Commercio di Catanzaro, Vibo e Crotone.
Un provvedimento che, nella forma e nella sostanza, non porterà alcun beneficio ai territori coinvolti in termini di risparmio di costi di gestione e del personale. Si è già avuto modo di dire apertamente quanto il riordino delle Camere di commercio a livello nazionale, avviato nel 2016 in attuazione della riforma Madia, non produrrà risultati tangibili se non quelli di penalizzare le realtà locali dal punto di vista della rappresentatività e dell’autonomia. Inoltre, per quel che riguarda Catanzaro il paradosso è che è l’unico Capoluogo di regione coinvolto nei processi di accorpamento.
Lo afferma il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo.
La seduta di Consiglio camerale congiunta, convocata la scorsa estate dai tre presidenti delle Camere di Commercio della Calabria centrale, aveva rappresentato l’occasione per discutere e trovare una generale unità d’intenti sull’inopportunità di tale riforma rispetto al bisogno di preservare gli specifici assetti economici ed istituzionali.
Gli stessi enti camerali avevano anche ottenuto la convocazione di un tavolo tecnico al Ministero per esprimere la propria posizione in merito.
Ora l’auspicio è che il Governo Cinque Stelle-Pd non dia seguito a decisioni che in un breve lasso di tempo non troverebbero, tra l’altro, nemmeno applicazione. Le procedure di accorpamento, infatti, sono da tempo in una fase di stallo forzato dopo i pronunciamenti dei giudici amministrativi e in attesa che nel merito si esprima la Corte Costituzionale.
Confermando il mio pieno sostegno al percorso già avviato nei mesi scorsi dai presidenti delle tre Camere di Catanzaro, Vibo e Crotone, mi appello a tutti i parlamentari eletti nei rispettivi territori affinché possa essere definitivamente scongiurato il rischio di provvedimenti non opportuni, recependo le legittime istanze a tutela del tessuto economico ed imprenditoriale”.