La parola d’ordine per il 2018, secondo le anticipazioni del rapporto Svimez, è “incertezza”. Gli indicatori economici ci dicono che in Europa sono comparsi segnali di rallentamento. In Italia le prospettive non sono certo migliori, anzi, nonostante il triennio 2015-2017 si sia chiuso con dati più che positivi, solo il nostro Paese, oltre alla Grecia, non è ancora tornata ai livelli precedenti alla crisi del 2008.
Sempre secondo i dati Svimez, la ripresa nel Mezzogiorno è paragonabile a quella del Paese intero, ma forse per la prima volta la Calabria traina l’intero Sud Italia. Numeri non spaventosi, certo, ma certamente incoraggianti. Abbiamo chiuso il 2017 con un +2%, superiore alla media del Mezzogiorno (+1,4%), del Centro-Nord (+1,5%) e di tutta l’Italia (+1,5%).
Ma, c’è sempre un “ma”, questi risultati non bastano. Per il 2018 e il 2019 si rischia, come detto, una grande frenata al Sud, dice Svimez, senza “politiche adeguate”, nonostante il Piano Industria 4.0 e la pianificazione dei fondi Por-Fesr, Fse e Psr 2014-2020.
Ad una prospettiva già poco rosea, poi, si aggiunge anche l’analisi demografica non certo confortante: nei prossimi 47 anni, la Calabria, perderà circa 470mila abitanti, in linea con il trend nazionale che poterà l’Italia ad avere 6,5 milioni di abitanti in meno.
Una fuga all’estero o in altre regioni italiane per la quale, ad oggi, non è possibile prevedere una contromisura efficace, frutto di politiche del lavoro inadeguate, di servizi essenziali sotto la media nazionale (la Sanità su tutti: nonostante ci siano professionisti di altissima qualità dislocati su tutto il territorio regionale e l’incremento nei servizi siamo ancora penultimi per livelli essenziali di assistenza), e di un’efficienza degli uffici pubblici all’ultimo posto in Italia.
Insomma, di motivi per gioire sembrerebbero essercene pochi se si guarda al futuro e alle prospettive.
Ma nelle tante occasioni che per fortuna ho di girare la nostra regione, scopro sempre qualcuno che in Calabria ci è voluto tornare. Con ostinazione e pervicacia, con passione e carattere, tanti giovani hanno pensato che valesse la pena fare qualche sforzo in più pur di affermarsi nella loro terra e per la loro terra.
Proprio perché in Calabria molte cose non vanno come dovrebbero, le potenzialità per lavorare bene ci sono e sono enormi. Gli strumenti ci sono, magari potrebbero essere gestiti meglio, avrebbero potuto essere pensati in maniera più adatta al territorio e alle esigenze, certo, ma comunque ci sono. E sono felice di scoprire che c’è chi ha inteso provare a sfruttarli e ora può dire di essere riuscito a tornare a lavorare in Calabria.
Qualche esempio? Ci sono giovani che hanno voluto recuperare gli strumenti musicali antichi, altri che sempre attraverso la musica raccontano la Calabria di oggi. E poi c’è chi recupera un vecchio mulino e ne fa un caso nazionale, altri che riscoprono la tradizione della bachicoltura e della seta. Altri che credono fortemente nella terra e nelle possibilità che l’agricoltura calabrese può offrire. Altri che decidono di investire conoscenze e competenze per valorizzare le meraviglie naturali che abbiamo. Poi ancora altri che vogliono fare della Calabria un caposaldo dell’arte contemporanea. E chi più ne ha, più ne metta.
Insomma, le previsioni sono fatte per essere smentite. Ci vuole cuore, grinta, passione, competenza, capacità e voglia di mettersi in gioco e di rischiare. Non è e non sarà facile. Ma abbiamo il dovere di provarci, abbiamo il dovere, assieme, di costruire un nuovo futuro per la nostra regione.
Daniele Rossi
Presidente della Camera di Commercio di Catanzaro